Per l’87% degli intervistati la sostenibilità non è più una dichiarazione, ma uno stile di vita sempre più diffuso, che in molti casi coincide anche con la scelta più economica

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Tema principale della ventitreesima edizione dell’Osservatorio di Findomestic, presentata a Milano è il concetto di sostenibilità, esaminato sia dal lato dei consumatori, sia da quello delle aziende. Si tratta di un tema su cui Findomestic ha investito da diverso tempo in termini di governance, trasparenza, flessibilità dei prodotti e vicinanza ai propri clienti che attraversano momenti di difficoltà e che ha quindi voluto indagare con particolare attenzione.

I consumatori hanno oggi giorno un atteggiamento molto selettivo ed esigente: ben sette su dieci sono disponibili a premiare le aziende che investono in sostenibilità, pagando di più i loro prodotti. Per contro, qualora un’azienda si dimostrasse evidentemente non sostenibile, sono disposti a boicottarla astenendosi dall’acquisto (nel 64% dei casi), oppure sconsigliandolo a parenti ed amici (nel 45%).

In effetti la qualità intesa in senso lato (61%) è oggi il valore guida degli italiani quando fanno acquisti davanti al prezzo (58%) e alle promozioni (40%), capovolgendo un paradigma che spesso vedeva il fattore economico come elemento discriminante; l’indagine rileva poi come ben l’87% degli intervistati sceglie marchi di fiducia, possibilmente italiani, meglio se con una buona reputazione.

Per il 53% degli intervistati il concetto di sostenibilità è intrinsecamente connesso alla variabile ambientale: l’attenzione alle risorse limitate è notevole, mentre la sostenibilità ormai non è più una dichiarazione, ma uno stile di vita sempre più diffuso (87%). I fattori che possono orientare il comportamento dei cittadini in senso sostenibile sono: la necessità di tutelare le generazioni future (33%), la consapevolezza di proteggere l’ambiente (28%) e il risparmio economico (25%). Da notare come l’indagine dell’Osservatorio identifichi all’interno del campione un 31% di “opportunisti”, ossia di coloro che si comportano in maniera sostenibile in primis per risparmiare.

In materia di sostenibilità, l’opinione del campione resta tendenzialmente critica verso le aziende ritenendo che queste ultime dichiarino di essere sostenibili principalmente su spinta dei clienti, ma non per scelta profonda di governance.  Il 48% degli italiani pensa che si tratti di un impegno di facciata per adattarsi a un mondo di consumatori oggi sempre più attenti a certi temi, il 46% pensa che le aziende investano in sostenibilità solo per migliorare la propria reputazione. Una convinzione che li spinge ad assumere atteggiamenti non fideistici relativamente alle fonti di informazione su questi temi, ma ad andarne a verificare la veridicità su diversi canali, anche alternativi a quelli aziendali: il 45% del campione si informa per verificare l’autenticità delle affermazioni aziendali e il 36% ci crede solo se conosce l’azienda e sa come opera.

I processi produttivi e distributivi a basso impatto ambientale, la promozione di stili di vita consapevoli, i diritti dei lavoratori e il loro benessere, la produzione in Italia senza delocalizzazione, una comunicazione chiara e trasparente sui prodotti, uniti ad una buona relazione post vendita, sono i criteri adottati dai consumatori per valutare se una azienda sia sostenibile.

I settori considerati più virtuosi sono quelli alimentari, energetico e automobilistico, anche grazie alla ingente comunicazione di prodotto che è stata effettuata, facendo cardine sui temi della sostenibilità. Per quanto concerne il terziario, e più in particolare banche e assicurazioni, la sostenibilità viene misurata dalla vicinanza ai clienti che attraversano momenti di difficoltà (40%), da una comunicazione chiara e trasparente (35%), dall’offerta di prodotti e servizi adeguati e non sovradimensionati (33%).

Sul versante aziendale il 97% delle aziende intervistate fa della sostenibilità un valore di riferimento, che le coinvolge sempre di più: negli ultimi 5 infatti anni il 76% delle imprese ha incrementato il proprio impegno in materia, mentre il 24% lo ha mantenuto costante.

Il 30% del campione esaminato dichiara di investire in sostenibilità per migliorare l’immagine, il 21% per attrarre nuovi clienti. C’è, tuttavia, un 34% che lo fa per senso di responsabilità verso le generazioni future, per favorire l’innovazione di prodotti e servizi (23%) o per contribuire ad uno sviluppo sostenibile (25%).

Le iniziative aziendali vertono principalmente sulla governance, sulla sostenibilità sociale ed ambientale. L’80% delle società intervistate dichiara che l’impegno nella sostenibilità si traduce in una migliore performance economica finanziaria nel medio/lungo periodo. Tuttavia la mancanza di ritorno immediato unita a quella di incentivi di mercato, sono elementi che rallentano lo sviluppo della sostenibilità all’interno delle aziende, secondo circa un’azienda su quattro tra quelle intervistate.

La stessa comunicazione è percepita come un’arma bivalente in quanto in grado di attivare l’attenzione dei consumatori che hanno acquisto ormai l’abitudine di fungere da severi censori di iniziative millantate o poco chiare.