La tecnologia sconvolge la didattica e la forma delle aule: la cattedra sparisce in uno spazio collaborativo. I ragazzi si trovano fisicamente in classe ma entrano ed esplorano il mondo virtuale che è a loro disposizione con un click

E’ andata in scena la scuola del futuro alla “Tablet School” tenutasi a Decollatura, in Calabria, dove alunni e professori  hanno potuto vedere come la tecnologia  può sconvolgere la didattica e la forma delle aule usuali.

L’evento è stato un grande successo ed ha coinvolto oltre 450 persone presso il “Liceo Costanzo”, dove docenti, studenti e genitori hanno condiviso metodologie didattiche innovative.

I protagonisti del mondo della scuola si sono incontrati per condividere esperienze e pratiche collegate all’uso del tablet e della didattica digitale.

Nell’ambito della manifestazione si sono tenuti laboratori e sessioni plenarie con gli interventi di scuole di ogni ordine e grado e le anteprime sulle nuove tendenze nel mondo della tecnologia applicata alla didattica.

Di modello di «classe scomposta» si è discusso con Dianora Bardi, vice presidente del Centro Studi Impara Digitale.

Si tratta di una didattica tutta incentrata sulle nuove tecnologie grazie a cui i ragazzi navigano in rete per approfondire un tema, fanno ricerca, confrontano le fonti. Dopo un’ora si discute tutti insieme dei risultati raggiunti e a casa si lavora sempre in gruppo, aggiornando i documenti condivisi in modalità «wiki» (ognuno contribuisce a scrivere un brano della ricerca, come succede su Wikipedia).

Non esiste la scuola digitale. Esiste la scuola. Che usa anche il digitale” sostiene la Bardi, convinta che, per trovare il modo di rendere proficua e significativa una lezione con le tecnologie, bisogna entrare in classe, contestualizzare l’argomento attraverso una mappa, illustrare le connessioni con le altre discipline, chiedere ai ragazzi altri possibili collegamenti, e infine far studiare loro l’argomento.

E come? Come farebbero a casa, ma seguiti da vicino dal docente che gira tra i vari gruppi, osserva, discute, ricerca con loro. Il tutto in un ambiente da lei ribattezzato “classe scomposta“: i banchi ammassati ai muri, gli alunni liberi di muoversi, aggregarsi e sedersi come e dove vogliono.

In aula c’è l’angolo biblioteca, piena di libri cartacei, tutti a disposizione dei ragazzi. Non solo. C’è anche l’area video, l’area per la creazione ebook, intesi come prodotti multimediali ad uso interno, l’area web conference , in cui i ragazzi si mettono in contatto con altre scuole e l’angolo studio individuale.

Quella tecnologica, asserisce l’ideatrice di questo metodo,  è una vera e propria rivoluzione per la scuola. La didattica oggi non deve più essere la stessa: deve adattarsi alla società, capire che si può e si deve fare scuola con le nuove tecnologie, perché i ragazzi con le nuove tecnologie ci convivono. E poterle usare a lezione per loro è uno stimolo enorme”.