Al centro dell’evento la rivoluzione Fintech che sta modificando i concetti alla base del mondo finanziario

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Si è conclusa con successo la decima edizione del Credit Village Day che si è svolta il 16 novembre a Milano. Oltre 1000 gli ospiti che hanno partecipato alla convention, diventata ormai un punto di riferimento non solo per gli operatori del settore, ma per tutti quelli che vogliono capire in quale direzione sta andando il mondo del credito.

Al centro del CVDay 2016 non poteva che esserci la rivoluzione Fintech che sta travolgendo e stravolgendo i concetti alla base del mondo finanziario e che viene vista da molti come “momento di evoluzione della specie”. Ad aprire la giornata è stato un esilarante intervento di Marco Montemagno, il celebre “Guru del digitale”, fondatore di SuperSummit che ha esordito nel suo stile inconfondibile affermando che “la rivoluzione è in atto anche se alcuni non la vedono e di fronte a questa situazione ci sono 2 opzioni: sperare che le cose non cambino oppure reinventarsi”.

Stiamo assistendo ad un vero e proprio assedio: start up innovative, società di Advisory e provider di servizi tecnologici, stanno portando via, in modo neanche troppo nascosto, uno dopo l’altro i mattoni dell’edificio sul quale le banche e gli altri intermediari finanziari hanno riposato tranquillamente fino a pochi anni addietro – ha ribadito Massimo Famularo, Board Member Frontis Npl – In modo speculare alle innovazioni e rivoluzioni che muovono dal basso è in corso un profondo processo di riforma del quadro regolamentare che cerca di aggiornare la normativa vigente al mutarsi della realtà. Nessuno può sperare di resistere al cambiamento in atto e, prendendo in prestito una similitudine darwiniana, non saranno i più forti e neanche i più intelligenti a sopravvivere, ma solo coloro che sapranno adattarsi al cambiamento“.

Secondo Oscar Giannino, che ha moderato la tavola rotonda del CVDay “quello che passa per Fintech non è semplicemente una rivoluzione digitale, ma una revisione drastica del modello organizzativo tradizionale di banca universale, ovvero del concetto stesso di fare banca. È dunque qualcosa da capire bene soprattutto in Italia, che è uno dei paesi più banco-centrici. Da questo punto di vista siamo molto arretrati ed è la ragione fondamentale del perché abbiamo 200 miliardi di euro di sofferenze, 360 miliardi di credito deteriorato. Abbiamo troppe banche piccole e siamo vissuti nella retorica che una piccola banca di territorio fosse sana e buona, ma queste non hanno gli strumenti di ottimizzazione che servono per fare Fintech e molte di loro dovranno scegliere quale strada percorrere tra quelle imposte dal cambiamento”.

L’intero Paese è trasportato verso un sistema sempre più diffuso di strumenti bancari digitalizzati fondamentali per migliorare l’efficienza e questa sfida digitale porta con sé delle opportunità affascinanti anche se impegnative –ha ribadito Roberto Ferrari, Direttore Generale CheBanca! e autore del libro “L’era del Fintech” – Due sono i grandi cambiamenti: il primo è legato alla necessità di disegnare e produrre delle Customer Experience basate su una vera pluricanalità integrata, il più possibile simile alle best practices del digital commerce a cui gli utenti si stanno abituando. Il secondo parte dall’enorme quantità di dati a disposizione delle banche, che vanno ancora di pari passo con una scarsa capacità di effettivo utilizzo. Il KYC, trasformandosi da semplice esigenza regolamentare a modus operandi attraverso gli smart data, potrà portare le banche a proporre prodotti e servizi comunicando con ogni singolo cliente sulla base delle sue effettive caratteristiche ed esigenze, anche real time. Questo sarà il modello della banca del futuro“.

Ma il cambiamento spinto dalla tecnologia non può non essere accompagnato da una riforma sul piano normativo e una parte del CVDay 2016 è stata dedicata alle recenti modifiche che stanno avendo un impatto sulle modalità di riscossione dei crediti con l’obiettivo di accelerare i tempi “troppo lunghi” della giustizia. “Per la verità io sono molto scettico che i tempi saranno davvero accelerati come si aspettano tutti e invito le imprese di recupero crediti a monitorare la situazione – ha ribadito Oscar Giannino – Un aspetto importante riguarda però le novità rispetto alla comunità pubblica italiana che finora ha preferito fare recupero crediti insorsing invece che affidarsi all’efficienza dei privati per mantenere un grado di discrezionalità nel recupero dei propri crediti. Pensiamo soltanto alla cifra di crediti esigibili: secondo Equitalia siamo sui 500 miliardi di euro, ma secondo la Corte dei Conti la massa lavorabile si riduce a 25 miliardi. Paradossalmente credo che il pubblico diffidi del privato proprio perché teme l’efficienza, ma oggi il pubblico per primo ha bisogno di efficienza in questo settore. Il momento è delicato perché il rischio è che siano i giganti specializzati nella gestione dei crediti deteriorati bancari a irrompere sul mercato e lo vediamo dalle operazioni che le grandi banche stanno realizzando. Dunque le società di recupero crediti devono percorrere una strada di partnership proattiva nella comunicazione perché sono convinto che oggi sia le banche che il pubblico abbiano bisogno di un’interlocuzione che le sfidi su questo piano”.

A tal proposito Andrea Ferri, responsabile finanza locale dell’ANCI, ha ribadito che i Comuni, da parte loro, hanno bisogno di strumenti più snelli per recuperare i piccoli crediti, visto che non devono ricorrere al pignoramento della casa come fa Equitalia. L’ANCI da tempo chiede una complessiva riorganizzazione dell’assetto della riscossione locale che tenga conto di alcune peculiarità del sistema come l’elevata frammentazione e la modesta entità dei crediti. In tale ottica il potenziamento della fase pre-coattiva, da attuare anche mediante recupero stragiudiziale dei crediti, costituisce uno dei principali obiettivi da perseguire, anche con funzione di stimolo alla compliance fiscale. L’ANCI ha infatti espresso il proprio parere favorevole sul DDL “Misure per il recupero dei crediti insoluti nella pubblica amministrazione”, che è un primo passo verso una più generale ed organica revisione della disciplina della riscossione locale”. Anche secondo le Associazioni dei consumatori il DDL si inserisce positivamente in un segmento tra i più delicati nel rapporto tra cittadini ed amministrazioni locali.

Alla deludente e discutibile gestione svolta da Equitalia si affiancano numerosi casi di truffe ai danni degli Enti locali –ha sottolineato Ovidio Marzaioli, Vice Segretario Generale Movimento Consumatori – Concordo pertanto con un’iniziativa legislativa che incida su questo sistema aprendo il service della gestione crediti a soggetti terzi in un quadro che da un lato rinnovi gli obblighi di trasparenza e qualità del servizio da parte dell’Ente locale, dall’altro garantisca ai contribuenti un sistema di interlocutori dotati di adeguata professionalità, di specifiche Carte del servizio da allegare ai contratti di concessione ed infine di un idoneo sistema di gestione delle richieste di informazioni ma anche di eventuali reclami”.

Questa iniziativa legislativa è importante perché da un lato ha l’obiettivo di disciplinare nel dettaglio l’utilizzo di strumenti innovativi per il recupero dei crediti della PA e dall’altro conferma oltre ogni ragionevole dubbio che le medesime possono operare con gli Enti Locali come già evidenziato dalle numerose pronunce dei tribunali amministrativi, sancendo di fatto che uno dei nuovi mercati dove operare concretamente in termini di sviluppo è quello della Pubblica Amministrazione – ha precisato il Presidente di Unirec Marco PasiniL’applicazione delle buone prassi da parte dei nostri operatori professionalizzati, previste nel Codice di Condotta, consentirà di avviare una nuova fase nel rapporto con il Cittadino/Debitore, improntata ad un maggiore dialogo per individuare soluzioni più sostenibili e nel contempo garantire una maggiore efficacia del processo di recupero”.