La rivoluzione IoT sta investendo il mondo come mai prima d’ora: attualmente circolano 10 miliardi di smart object (ma nel 2020 se ne prevedono 50 miliardi) che generano e trasmettono alla Rete enormi volumi di dati. Come uscire dal caos informativo?

La chiave per uscire dal caos informativo sono gli advanced analytics, oggi sempre più necessari, che permettono di sfruttare i Big Data per prendere decisioni in real time, trovare nuovi modelli di business (prima che sia troppo tardi) e prevedere azioni future prima e meglio della concorrenza. Il tema dell’IoT e degli Advanced Analytics non riguarda solo il business, ma anche la nostra vita di tutti i giorni. Analytics Everywhere, il filo conduttore della XI edizione di SAS Forum Milan, ha guidato la giornata portando interessanti esempi e spunti di riflessione in ambito economico, sociale e scientifico.

Sono moltissimi gli elementi disruptive a cui assistiamo in ambito business: la digitalizzazione come terza rivoluzione industriale, a costo marginale zero; la compartecipazione di brand e consumatore nello sviluppo dei prodotti; la compenetrazione dei settori e l’abbattimento di vecchi stereotipi (vecchi competitor oggi diventano partner strategici); il new deal on data (le persone sono disposte a cedere i propri dati in cambio di servizi a valore aggiunto); la democratizzazione di informazioni e analytics all’interno delle aziende; lo streaming analytics per processare i dati nel momento stesso in cui vengono generati.

Oggi — afferma Marco Icardi, Vice President Central East Europe di SAS — la digital transformation non può prescindere né dagli analytics come evidenzia una ricerca del Politecnico di Milano (nell’agenda dei Cio 2016, Business Intelligence, Big Data e Analytics sono la priorità di investimento numero 1, seguiti da digitalizzazione e dematerializ- zazione) né dalle Smart Mind (persone e organizzazioni in grado di gestire e sfruttare le grandi moli informative a disposizione)”.

Analytics per capire i fenomeni e vedere dove gli altri non vedono

Stefano Mancuso, Direttore del LINV, Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale, Università di Firenze, ha dimostrato con esempi pratici come le piante siano capaci di pensare, reagire, ricordare, risolvere problemi complessi, grazie a un insieme di venti sensi collegati a migliaia di recettori (a differenza degli animali non hanno un cervello, centro di pensiero e comando). Si tratta di un’intelligenza collettiva e distribuita (“di sciame”) che permette di raccogliere input esterni ed elaborare risposte intuitive. Gli analytics, aggiungendo un substrato informativo pervasivo alla società umana, permettono di districare questioni irrisolte automaticamente, generando innovazione.

Fare analisi, quanto più intuitivamente possibile, permette insomma di risolvere e soprattutto capire la realtà. Andrea Nelson Mauro e Alessio Cimarelli, Data Journalist and Data Scientist, hanno evidenziato come dall’unione di dati multisource e dall’utilizzo di strumenti di analisi, nonché di rappresentazione narrativa, è possibile presentare fenomeni complessi in forme comprensibili.

Riorganizzare azienda e risorse metten- do la collaborazione in primo piano


Gli analytics concorrono a disegnare anche la nuova organizzazione aziendale. Paolo Bruttini, socioanalista, imprenditore e consulente di sviluppo organizzativo, Presidente di Forma del Tempo srl, parla di impresa Open. I Big Data hanno allargato la conoscenza all’interno dell’azienda, abilitando nuovi modelli relazionali. Per generare innovazione, le organizzazioni devono avere al proprio interno una certa dose di anarchia e capacità di autoregolamentazione.

Bisogna facilitare le relazioni peer-to-peer, coltivare la cura delle persone e la passione per i talenti, improntare un sistema basato su etica, trasparenza e chiarezza, adottare una Leadership aperta, per cui i vertici definiscono le regole del gioco, ma lasciano ai dipendenti la facoltà di autocontrollo. A questi temi si allaccia il concetto del People Management, uno step avanti rispetto al Talent Management perché sfrutta gli analytics per creare engagment e valorizzare le risorse umane.

Come gestire la disruption attraverso capacità adattive

La conversazione tra Mauro Maldonato, Psichiatra e professore di Psicopatologia generale, Università della Basilicata ed Emanuela Sferco, Regional Marketing Director Central East Europe, SAS, solleva una serie di considerazioni sul processo decisionale. Sottoposto a innovazione tecnologica costante, il cervello fatica a tenere il passo. Per adattarsi alla nuova neocorteccia informatica e sfruttare il potenziale degli analytics, bisogna reclutare tutte le risorse e le capacità adattive maturate in millenni di evoluzione. Ma se analytics e dati servono a valutare consapevolmente una situazione, in ne è sempre e comunque la mente umana a effettuare le scelte. Non tutti hanno uno stile decisionale identico: c’è chi è più intuitivo o è più incline a rischiare. Chi ha una buona idea non è detto che poi sappia metterla in pratica: ci vuole, infatti, propensione al rischio e resistenza alla frustrazione. Decidiamo spesso sulla base dell’intuito che razionalizziamo a posteriori, ma la soluzione vincente è stabilire da subito il giusto equilibrio tra razionalità e intuizione.

Tra gli altri temi, Tamara Dull – Director of Emerging Technologies for SAS Best Practices, sottolinea le opportunità e i rischi dell’Internet delle Cose, che può essere cool (abilita nuove funzioni che facilitano processi e attività) oppure creepy perché minaccia la privacy e la sicurezza dei dati personali. Tutti dobbiamo contribuire a rendere sicura l’IoT: i consumatori, prendendo il controllo della propria vita digitale, i cittadini, diventando difensori della riservatezza dei dati, le aziende private, fornendo ai clienti prodotti sicuri e trasparenza / accesso alle informazioni, gli enti pubblici, assumendo un ruolo decisivo nella tutela di privacy e sicurezza.

In questo contesto di trasformazione è determinante, per chi vuole innovare, investire costantemente in R&S e collaborare con università e centri di ricerca.

Fonte Itasascom