L’attrattiva di un sistema Paese parte in primo luogo dalla dimestichezza della popolazione con gli strumenti informatici. In occasione del G20 in Cina le grandi potenze rilanciano gli investimenti sul nostro Paese, che però ha bisogno delle riforme per aumentare la propria attrattiva internazionale

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Per stabilire il futuro e la vita collettiva di un Paese sviluppato, la globalizzazione rappresenta un criterio decisivo, soprattutto per quanto riguarda la competitività del sistema economico, presupposto primo di ogni società per ottenere il livello minimo di benessere richiesto allo sviluppo e alla diffusione dei talenti.

Questo e altro si sono detti il premier Renzi e il presidente cinese Jinping nel corso della riunione del G20 di qualche giorno fa in Cina dedicata alla programmazione della partnership strategica tra Pechino e Roma, che attualmente frutta un interscambio annuo di 38 miliardi di euro ma che, in prospettiva, può regalare molto di più. A patto che l’Italia faccia le riforme: l’eccellenza di un gruppo più o meno allargato di marchi non basta ad attirare gli investimenti sul made in Italy. L’attrattiva di un sistema Paese parte, infatti, dal basso, ed è data in primo luogo dalla dimestichezza della popolazione con gli strumenti informatici.

Da questo punto di vista, Ict e Tlc sono a tutti gli effetti le commodity della nuova civiltà Millenials ma, a quanto pare, i ritardi strutturali ed educativi del nostro Paese pongono una pesante ipoteca sul nostro futuro. I dati forniti dall’Istat parlano chiaro, e focalizzano un quadro in cui a esibire percentuali preoccupanti sono tanto l’analfabetismo digitale quanto, a monte, l’analfabetismo informatico.

Il campione nazionale estratto indica infatti nel 37% la percentuale di nostri connazionali con età compresa tra 6 e 75 anni che per incompetenza abitualmente non fa uso di Internet, e nel 13% quella di coloro che vi fanno accesso in maniera sporadica.

Ancora, a oltre dieci anni dalla raccomandazione inoltrata dal Parlamento Europeo sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente, non si può dire che gli italiani facciano davvero delle infrastrutture informatiche l’auspicato mezzo per “reperire, valutare, conservare e produrre le informazioni relative alla formazione personale e all’esercizio della propria professionalità”.

Complice una cultura nazionale di stampo umanistico che ancora diffida degli asset informatici e delle potenzialità creative e produttive che da questi possono scaturire, l’Italia si presenta nel villaggio globale con un misero 47% di popolazione in grado di padroneggiare il livello minimo delle competenze informatiche e, di questo, soltanto il 29,5% capace di superare le abilità elementari, contro la media europea del 59%.

Secondo Eurostat, inoltre, nell’ambito dei parametri di competenza digitale fissati a livello continentale, addirittura tre italiani su dieci possono essere definiti analfabeti digitali, poiché oltre la metà degli intervistati continua a non considerare strategico l’utilizzo delle risorse informatiche.

Questo nonostante attualmente, anche in Italia, il contesto economico spinga verso una maggiore incidenza dell’Ict nei processi produttivi e di affermazione individuale. Nell’ultimo biennio, gli sforzi dell’Agenzia per l’Italia Digitale e del governo Renzi in direzione della diffusione di un reale patrimonio di skill informatici sono stati infatti ammirevoli, e vedono nella sezione del programma Buona Scuola dedicata alla didattica informatica e in iniziative di alfabetizzazione di base come ABCDigital e Generazioni Connesse dei tentativi concreti per avvicinare a una risorsa ormai decisiva le fasce di popolazione a più alto rischio di esclusione, cioè giovanissimi e anziani.

D’altra parte, se è vero, come indicato nei criteri del Digital Economy and Society Index (Desi), che le competenze informatiche di una comunità possono essere considerate patrimonio collettivo solo quando entrano a far parte del paniere del capitale umano, allora la meta si allontana.

Diverse sono le cause della distanza che spesso, nel nostro Paese, separa gli obiettivi istituzionali dalla loro realizzazione effettiva. Tra i motivi più immediati possiamo senz’altro citare accessibilità, praticità e costo di una risorsa.

Cosimparo.it, Pc ed Internet subito e a tutte le età

Per questo il progetto della piattaforma di e-learning informatico Cosiimparo.it, recentemente sviluppata da Arxit, giovane azienda italiana specializzata in business solution, in collaborazione con AICA, Associazione Italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico, assume un’importanza centrale nei piani di informatizzazione a largo raggio degli italiani.

A partire dallo slogan del sito Internet dell’azienda, che invita a usare il “Pc ed Internet subito e a tutte le età”, Cosiimparo.it mette infatti a disposizione dei suoi clienti, a prezzi decisamente competitivi, la suite dei contenuti ECDL, suddivisa in sette moduli fruibili anche singolarmente: Usa il PC, Naviga in Internet, Naviga in sicurezza, Usa Word, Usa Excel, Usa PowerPoint, Lavora Online.

I contenuti didattici, rigorosamente sviluppati da AICA, garante per l’Italia delle certificazioni informatiche europee, comprendono, per ogni singolo modulo, un video esplicativo, un e-book di approfondimento e un insieme di esercizi multimediali (test di autoapprendimento) per la verifica delle conoscenze informatiche acquisite grazie alla piattaforma.

Cosiimparo.it è una soluzione valida per tutti: le famiglie che hanno bisogno di controllare i propri figli e accompagnarli nell’utilizzo responsabile e sicuro del PC; le persone meno giovani, le mamme e le casalinghe che non hanno mai avuto la necessità di imparare l’informatica, ma sono curiose di scoprire le comodità offerte da Internet e dai Social, “navigando” in assoluta serenità; coloro che sono in cerca di occupazione e che desiderano riqualificarsi anche nel digitale. E ovviamente, da non trascurare, le piccole e medie organizzazioni interessate a fruire di un percorso formativo altamente professionale, ma allo stesso tempo accessibile a tutti per la formazione e l’aggiornamento del proprio personale.