Aziende investono ingenti risorse economiche per informatizzarsi, ma quando possono tagliano poi budget riservati alla sicurezza dei dati. Concetto ancora burocratico della privacy rispetto a nuovo Regolamento UE, che introduce principio di accountability e notifica data breaches.

la vulnerabilità ai sistemi IT

Nell’era dei Big Data le aziende gestiscono quantità sempre più imponenti di dati personali in formato digitale, spesso sensibili o comunque riservati. Basti pensare a quelli del personale, alle informazioni commerciali riguardanti i profili dei clienti con le loro preferenze e le loro abitudini di consumo, e a tutta una serie di altri archivi che nel loro insieme compongono uno dei principali asset dell’attività.

Tuttavia, i rischi legati alla gestione dei dati possono essere presi sotto gamba dalle stesse imprese, che molte volte si affidano al buon senso con la convinzione che computer e supporti di archiviazione siano eterni e indistruttibili, o che gli hacker prendano di mira solo le multinazionali o le reti governative.

Nonostante molte aziende investano ingenti risorse economiche per informatizzare le proprie infrastrutture, non fanno poi altrettanto per proteggerle dovutamente e tagliano quando possono i budget riservati alla sicurezza dei dati, evidenziando così un concetto ancora perlopiù burocratico della privacy rispetto all’impronta che l’UE ha dato al nuovo Regolamento UE 2016/679, come osserva Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy:

E’ giusto concentrarsi sulla compliance normativa per evitare le sanzioni del Garante della Privacy, che con il nuovo regolamento europeo potranno arrivare fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato dell’azienda, ma questo non deve relegare in secondo piano l’effettiva sicurezza dei dati. Infatti, la stessa normativa comunitaria introduce il principio di accountability, assegnando ai titolari l’onere di dimostrare cosa hanno fatto in concreto per proteggere i dati. Gli esperti di data protection devono quindi acquisire competenze non solo giuridiche, ma anche adeguati skills informatici con la conoscenza dei principali standard di riferimento sulla sicurezza delle informazioni.”

Se l’entità delle multe preoccupa le imprese che devono adeguarsi al nuovo Regolamento UE entro il 25 maggio 2018, d’altra parte uno dei peggiori eventi che possa colpire un’azienda è quello della perdita o il trafugamento dei propri dati, che può causare gravi ripercussioni economiche o addirittura la paralisi delle attività, e con la nuova normativa arriva anche l’onere di dover notificare entro 72 ore i “data breaches” al Garante e in certi casi anche agli utenti, aggiungendo al danno anche la beffa della gogna mediatica dei danni reputazionali, senza contare che proprio in base alle notifiche ricevute, la stessa Authority potrà svolgere i necessari accertamenti e infliggere pesanti sanzioni.

E con la rapida evoluzione tecnologica, il controllo del perimetro dei dati aziendali é sempre più critico e complesso, sia per il crescente utilizzo di sistemi cloud e di dispositivi BYOD, sia per le minacce di pericolosi virus come i ransomware, mediante i quali i cybercriminali estorcono denaro tanto a utenti privati quanto ad aziende.

Le best practices per difendere il patrimonio informatico includono l’attribuzione di permessi di accesso differenziati agli operatori incaricati, password robuste, firewall e sistemi antivirus aggiornati, backup frequenti con relative procedure di restore, e ovviamente la formazione e l’aggiornamento professionale sulle tematiche interdisciplinari della data protection.

Un percorso formativo che consente agli esperti di privacy di rafforzare il proprio profilo professionale con le competenze sulla sicurezza dei dati, é il corso per Lead Auditor sulla Norma ISO 27001 inserito nel piano della formazione annuale di Federprivacy, in programma a Milano nel mese di settembre.

Complementare rispetto alla normativa sulla protezione dei dati personali, la Norma ISO IEC 27001:2013, rappresenta infatti uno dei più efficaci standard internazionali di riferimento che le imprese possono adottare su base volontaria per assicurare l’integrità, la riservatezza e la disponibilità dei dati, al fine di adottare un adeguato sistema di gestione della sicurezza delle informazioni, riducendo così al minimo i rischi di violazioni.