Bitcoins&Co. hanno caratteristiche invidiabili per traffici di droga e riciclaggio di denaro. Nuovi strumenti di frode, che colpisce ogni anno un numero maggiore di aziende: +14% negli ultimi tre anni.

bitcoin

La migliore compagna della frode 2.0? Kroll non ha dubbi: è la moneta virtuale. Sì, perché accanto alle forme più tradizionali di reato, come il furto di beni fisici, corruzione e appropriazione indebita, ormai dobbiamo fare i conti anche con i crimini e le frodi informatizzate, che nascono sul web o che da internet vengono agevolati. È il caso proprio di Bitcoins e simili: le cosiddette criptovalute diventeranno presto il principale veicolo e facilitatore di crimini quali il traffico di droga e il riciclaggio di denaro sporco.

Le monete virtuali, che per ora non sono ancora state adottate come valuta legale o non sono comunque sostenute da nessun governo al mondo, infatti, sono diventate un fattore importante nel trasferimento globale di fondi. Ma c’è di più: alcuni aspetti legati a queste cosiddette criptovalute, come l’anonimato delle transazioni e la non reversibilità dei pagamenti, le hanno rese particolarmente attrattive a scopi criminali. Esse possiedono quindi caratteristiche intrinseche che le rendono particolarmente di appeal per il crimine organizzato. Ovvero:

  • Anonimato. Il sistema delle monete virtuali non richiede in alcun modo di provare la propria identità prima di effettuare un’operazione. Allo stesso tempo, le operazioni non possono essere ricondotte in alcun modo a un nominativo certo.
  • Portata globale. Il sistema permette di trasferire denaro ovunque senza limiti geografici o quantitativi. Ciò significa che i trasferimenti possono avvenire anche attraverso stati terzi, con i quali il mandante non ha connessioni dirette, cosa che gli permette di fare ulteriormente perdere le proprie tracce.
  • Velocità. Le transazioni vengono portate a termine rapidamente, nell’arco di pochi secondi. Più la transazione è rapida, meno sono le possibilità che essa venga intercettata e bloccata.
  • Impossibilità di rigetto. Le transazioni sono immediatamente finalizzate. La persona che invia il denaro non può annullare l’operazione o richiederne il rimborso.
  • Difficoltà di tracciamento da parte delle autorità. Naturalmente, il sistema delle monete virtuali è ancora poco conosciuto e sfugge al controllo delle autorità. Esse non possono quindi di fatto tracciare i flussi finanziari maneggiati in moneta virtuale.

Come funziona una criptovaluta: i Bitcoins

Le criptovalute vengono chiamate con diversi nomi. La definizione più comune è quella di FinCEN, il Financial Crimes Enforcement Network del Dipartimento del Tesoro USA: “la moneta virtuale è un mezzo di scambio che in alcuni contesti specifici opera come una valuta, ma non ne possiede tutti gli attributi. In particolare, la moneta virtuale non possiede stato di valuta legale nella maggior parte delle giurisdizioni”.

I Bitcoins sono un comune esempio di criptovaluta. Essi non sono emessi da una banca centrale o da un governo, ma devono invece essere comprati da un cambiavalute che eroghi Bitcoins, sulla base di un tasso di cambio variabile. Una volta acquisiti, i Bitcoins sono custoditi in un portafogli digitale associato ad un indirizzo specifico dell’utente, analogo ad un numero di conto corrente bancario, che è definito da una complessa serie di lettere e numeri. Una transazione in Bitcoins, che prende la forma di un trasferimento di valuta tra portafogli Bitcoin, viene trascritta in un registro pubblico chiamato ‘blockchain’, che rispetta regole crittografiche molto rigide, verificate dal network stesso.

Lo schema seguente illustra il processo appena descritto:

L’acquirente vuole pagare a un venditore un prodotto o un servizio. Il compratore potrebbe essere in grado di rivolgersi direttamente ad un cambiavalute (che cambierà una moneta sovrana in Bitcoins) o potrebbe invece passare da un mediatore per farli arrivare al cambiavalute stesso. I Bitcoins verranno spostati direttamente dal portafogli virtuale del compratore a quello del venditore. Quest’ultimo potrà rivolgersi ad un cambiavalute per ricavarne valuta corrente da depositare in banca.

Criptovalute e transazioni illegali: aumento di un già ingente rischio di frode

Secondo il Global Fraud Report di Kroll, il 75% delle aziende nel mondo è stato vittima lo scorso anno di frode. Questo tipo di frodi stanno diventando infatti sempre più comuni e hanno fatto segnare negli ultimi tre anni un’impennata di 14 punti percentuali. Secondo quattro intervistati su cinque, ovvero l’80% del campione, le loro aziende e organizzazioni sono diventate più vulnerabili a queste frodi nel corso dello scorso anno. Uno degli ambiti in cui i dirigenti sono più consapevoli è il cyber risk, con circa la metà di loro (51%) convinta di essere altamente o moderatamente vulnerabile al furto d’informazioni, uno dei reati che abbiamo visto essere collegati alla diffusione di monete virtuali. Allo stesso modo, il 34% delle aziende si sente vulnerabile ai rischi connessi al riciclaggio di denaro.