Il cloud, la collaboration e il BYOD permettono di essere più produttivi ovunque si lavori. Yahoo in controtendenza, no al lavoro flessibile

E’ finita l’era del lavoro “dalle nove alle cinque”.  Se oggi le persone desiderano lavorare secondo il proprio ritmo e nel luogo che preferiscono, per i lavoratori di domani queste saranno condizioni imprescindibili.

L’anno scorso il CEO di Yahoo! Marissa Mayer ha fatto notizia in tutto il mondo per aver richiesto che propri dipendenti lavorassero in ufficio, alle loro scrivanie: un po’ un controsenso, visto che il cloud computing oggi consente di abbandonare il tradizionale modo di pensare all’organizzazione del lavoro.

L’impatto del cloud sulle modalità di lavoro è un esempio perfetto del potere trasformativo della tecnologia. Il cloud computing permette di ripensare a processi e strutture organizzative liberandosi dei limiti che sono posti dai tradizionali modelli di lavoro, di competenze, di infrastruttura. L’ufficio oggi è dovunque vi sia una connessione internet: a casa, in viaggio, al bar. Questo incide non solo sulla giornata lavorativa, ma anche sul benessere personale e sulla motivazione dei dipendenti. Poter lavorare dove e come si preferisce, con i ritmi più adatti a sé, rende più contenti e produttivi.

Abbattere le strutture tradizionali porta sempre con sé un certo livello di ansia: ma questa rivoluzione nelle pratiche lavorative dovrebbe essere accolta con convinzione.  Chi ha timore del cambiamento solleverà preoccupazioni relative alla possibilità di controllare l’attività dei dipendenti o rischi di sicurezza legati all’accesso da remoto ai sistemi aziendali.  In realtà queste paure sono largamente infondate – e si possono superare facilmente se c’è fiducia reciproca. Le tecnologie cloud e la collaboration consentono di lavorare in squadra e comunicare come se si fosse in ufficio stando invece a casa propria. Le persone possono collaborare strettamente anche da remoto, senza essere nella stessa stanza. Possono condividere file, dati, il desktop grazie alle soluzioni che si possono creare con il cloud.

Nel 2012, la società di ricerca internazionale Gartner parlava di “Personal Cloud”: un ambiente che avrebbe sostituito il personal computer consentendo ai lavoratori di entrare nel loro ufficio “sulla nuvola” in un attimo, da qualsiasi device preferito e non imposto dal loro datore di lavoro.  Su questo aspetto generalmente i manager IT si innervosiscono non poco perché è a loro che tocca la sfida di gestire e mantenere sicuri diversi tipi di dispositivi digitali.

Di fatto oggi il fenomeno del Bring Your Own Device è diventato altrettanto pervasivo del cloud computing, e non si può ignorare. Presto non ci sarà alcun motivo per archiviare dati aziendali su uno specifico device, perché l’accesso da remoto ai sistemi aziendali diventerà la norma. Questo naturalmente richiede azioni che assicurino la prevenzione da frodi, furti di dati ed altre minacce: quanto più si affermano nuovi modelli di lavoro “da remoto”, tanto più prioritaria deve diventare la sicurezza.  I dipartimenti IT devono avere un ruolo attivo nella valutazione delle soluzioni cloud, per scegliere quelle che rispettano i requisiti richiesti ed evitare che la cosiddetta “shadow IT” si faccia strada nell’organizzazione, introducendo elementi in modo non controllato.  Allo stesso modo, i dipartimenti IT devono collaborare più strettamente anche con il dipartimento delle risorse umane, per assicurarsi che siano rispettati anche gli obiettivi legati alla gestione del personale.

Per decenni i lavoratori si sono lamentati delle restrizioni date dal fatto che le tecnologie erano disponibili solo in ufficio. In un’era di cloud e collaboration, queste restrizioni possono essere eliminate e la vita lavorativa può essere ridefinita, con mutuo beneficio sia per il dipendente sia per il datore di lavoro, sia all’interno sia all’esterno dell’organizzazione. Quando si ha il proprio ufficio in tasca, le vecchie regole spariscono per sempre.

A cura di Cisco