A lavorare nell’IT sono soprattutto uomini. SI è disposti a cambiare azienda solo a fronte di grandi vantaggi economici. Le donne sono per lo più scontente

L’IT è un paese per uomini. A dichiararlo è Michael Page che ha condotto uno studio sul middle e top management delle professioni IT: il 91% è costituito da uomini, il 9% da donne; l’8% ha un’età al di sotto dei 35 anni, il 54% fra i 36 e i 45 anni e il 38% oltre i 45 anni. Il 26% ri- copre questo ruolo nell’industria, il 25% nella consulenza e il 15% nel settore banca e assicurazioni. Infine, il 33% è in possesso di un diploma, il 24% di una laurea di secondo livello e il 23% di una laurea in ingegneria. 
Il campione considerato è formato da persone che si occupano nel 32,8% dei casi di progetti trasversali, nel 21,3% di software, per il 13,3% di infrastrutture e di progetti Erp per il 13,1%.

Un dato di tutto rispetto, confrontato all’attuale momento storico in cui ci troviamo, è l’altissimo livello di occupazione (93,2%) che si registra tra i professionisti It. Il 52,7% guadagna tra i 35 e i 55mila euro. In particolare, tra chi si occupa di software il 70,4% percepisce uno stipendio inferiore ai 55mila euro annui, mentre chi gestisce progetti trasversali guadagna più di 55mila euro.

Si dichiara motivato il 52,9% degli intervistati. Importante fonte di soddisfazione sarebbe il riconoscimento, che però è un elemento poco diffuso all’inter- no degli attuali contesti di lavoro: lo ritiene importante il 96,8%, ma solo il 32,4% pensa di averne all’interno del proprio ambiente lavorativo. Il 54,2% lega la propria soddisfazione invece allo stipendio. Certamente le più motivate non sono le donne: il 39,1% sul campione ritiene di non avere opportunità di carriera e il 30,4% si lamenta dello stipendio. Sia uomini (95%) sia donne (84%) si trovano d’accordo nel chiedere al datore di lavoro l’opportunità di af- frontare nuove sfide, in termini di progetti e tecnologie. Questa appare una delle maggiori e più importanti leve a disposizione dei datori di lavoro per trat- tenere il talento in azienda.

In quanto allo stress, solo il 37,5% dichiara di non vivere situazioni stressanti. Dai dati emerge inoltre che il settore It è caratterizzato da staticità delle posizioni: i due terzi del campione, pari al 64,8%, lavora da almeno quattro anni nella stessa azienda. Interrogati circa il futuro, il 74,4% ha una percezione positiva del mercato e dell’evoluzione dei settori It.

E se un’azienda vuole attrarre un talento IT?

Le motivazioni che spingono questi professionisti a cambiare azienda sono in primis lo stipendio (67,1%), poi la chiara definizione del ruolo e delle responsabilità (53,4%) e un chiaro percorso di carriera (41,8%) – dichiara Angela Battaglia, responsabile divisione Technology di Michael Page – Per il 37,2% la dimensione ideale dell’azienda in cui lavorare in futuro è irrilevante. E, contrariamente a quanto comunemente si può pensare ben il 77,1% è disposto a trasferirsi in un’altra regione a fronte però di un piano di carriera importante o pacchetti retributivi migliorativi di una certa rilevanza”.

Come trattenere un talento in azienda? L’indagine mette in luce l’importanza di un buon rapporto e della qualità di vita e lavoro, la visibilità del ruolo all’interno della struttura societaria, l’adeguamento dello stipendio e il suo aumento in base alla seniority, oltre alla crescita professionale ed economica, ma soprattutto investimento nella formazione costante, in particolare nelle nuove tecnologie che per i professionisti IT rappresenta un valore inestimabile e imprescindibile.