Le imprese che non si digitalizzeranno e non colmeranno il gap di competenze sono destinate al fallimento: l’Internet of Everything è alle porte

Ce lo siamo ripetuti molte volte nell’ultimo periodo: la trasformazione digitale è un imperativo sia per le imprese che per il Paese. E sembra finalmente che gli investimenti in questa direzione siano in aumento: dopo diversi anni di calo, Assinform stima una crescita dell’1,1% del mercato digitale italiano per il 2015.

Si tratta di un dato molto positivo che, sebbene non ancora concretizzatosi – essendo per ora una previsione (ma ovviamente si spera venga confermato) -, dimostra il fermento che tecnologie come Mobile, Cloud, Big Data e Analytics stanno portando nelle imprese e nelle pubbliche amministrazioni del belpaese. Il tutto in un contesto in cui l’IT sta diventando il driver dell’innovazione.

Un pensiero, questo, fortemente condiviso da Agostino Santoni, Amministratore Delegato di Cisco Italia,  secondo cui “l’accelerazione dell’Information Technology è molto più veloce di quel che si pensi in ogni mercato: una vera e propria opportunità che qualunque impresa, dalla più piccola alla più grande, non deve farsi scappare”.

A giocare un ruolo determinante nel processo di rilancio economico del Paese appare quindi quello dell’Information Technology, che ha visto profondamente cambiata la propria veste: fino a poco tempo fa l’IT era considerata a supporto o a fianco del business, mentre oggi è diventata il business stesso. Questo perché ogni processo aziendale non può più essere pensato senza coinvolgere la tecnologia, secondo un processo in cui le strategie digitali e quelle di business devono convergere, diventando un unico elemento. Pmi e grandi realtà italiane stanno pertanto rivedendo i loro modelli organizzativi e di business integrandoli proprio con le competenze digitali. Non a caso Gartner profetizza che in futuro qualunque impresa diventerà un’organizzazione tecnologica.

Entro il 2020 l’85% delle società saranno aziende digitali specializzate nel mercato in cui si rivolgono – ha spiegato Santoni – Tra queste, soltanto il 30% sono organizzazioni che esistono già oggi: sopravvivranno soltanto coloro in grado di colmare il gap di skill tecnologiche, destinate ad aumentare inevitabilmente. Servono infatti figure professionali e competenze tecniche adeguate al cambiamento in atto: chi non avrà la capacità di re-immaginare e reinventare da cima a fondo il proprio business è destinato a fallire”.

Una volta possedute sia le persone che le tecnologie giuste, ma anche una mentalità e una cultura differente rispetto al passato, le aziende possono abbracciare l’Internet of Everything, definito così perché tutto sarà in rete: un vero e proprio ecosistema il cui valore stimato si aggira intorno ai 19 trilioni di dollari. Vivremo in un mondo iper-connesso dove oltre 50 miliardi di oggetti (Internet of Things) saranno integrati con dati, processi e persone.
A incidere sullo sviluppo dell’IoE saranno – secondo Santoni – tre fattori. “Per prima cosa la crescita del machine-to-machine imputabile all’abbassamento dei costi del mercato della sensoristica, ora facilmente integrabile sia con i wearable devices che utilizzabile nelle smart city e nel settore manifatturiero. In secondo luogo l’avvento del machine-to-people, che nasce dall’analisi dei Big Data, permettendo alle imprese di interpretare le informazioni in real time. Infine, ci sarà la crescita del people-to-people perché le persone collaboreranno sempre di più attraverso soluzioni moderne, pratiche ed efficaci per annullare le distanze”.

Le organizzazioni devono quindi diventare aziende digitali, riunendo l’IT e l’OT (operational technology), ma anche adottando nuove tecnologie di sicurezza, cloud, mobile, social e di analisi dei dati. Al centro di tutto vi è una rete agile, semplice e che fornisce in tempo reale una visione dettagliata del business: un’architettura Fast IT. La Fast IT è un nuovo modello che semplifica e trasforma le attività IT, permettendo alle organizzazioni di “liberare” le risorse per favorire una rapida innovazione per il successo futuro.

Oggi, il 70/80% dei budget IT vengono utilizzati per il mantenimento e il supporto dei sistemi esistenti, impedendo in questo modo ai reparti IT di concentrarsi sui progetti di digitalizzazione.  Coloro che adottano invece infrastrutture Fast IT possono ridurre del 20-25% i propri costi operativi IT – che possono essere investiti in progetti di digitalizzazione.