La divisione italiana di DMA, Association for Direct and Driven Marketing, spiega come l’analisi dei dati possa aiutare le aziende a capire meglio i loro clienti e sviluppare con più precisione le proprie campagne di marketing

I dati contano. È quello che emerge dalla Global Review of Data-Driven Marketing and Advertising, una ricerca che ha conivolto 17 paesi nel mondo per indagare come marketer, tecnici e fornitori di servizi agiscono per generare campagne di successo.

Durante il workshop che si è svolto il 17 dicembre, i relatori Valentina Carnevali, segretario della DMA Italia, Fabrizio Vigo, Presidente della DMA Italia ed Enrico Barboglio presidente di 4IT Group, hanno mostrato quanto emerso dalle interviste a un panel di 3.000 marketer.

Considerando che il mercato italiano è principalmente composto da piccole e medie imprese, dai rilievi emerge una certa difficoltà ad adottare novità strutturali nel modo di fare marketing. Le imprese “meno digitali” pagano un dazio più severo nella gestione verticale delle attività: spesso i settori sono separati gli uni dagli altri e il “cluster” marketing non è integrato con le altre divisioni.

Un’ulteriore riflessione emersa dai panel di discussione è legata agli usi e al valore riconosciuti al ‘dato’. Spesso le informazioni prevalgono sulla creatività e il settore ‘comunicazione’ prevale sul marketing, nonostante gli italiani affermino di aver aumentato i loro investimenti sui canali digitali, dai social media alle app mobile.

È opinione comune, dunque, che i dati abbiano un fortissimo impatto sulle attività di marketing ed advertising, anche se in Italia i risultati sono un po’ più bassi della media globale (4.08 contro 4.32). Ugualmente ai marketer di tutti i paesi, invece, anche gli italiani sono guidati nel DDMA dal desiderio di conoscere di più riguardo ai loro clienti, interagire con loro in modo significativo e ottenere il massimo dai loro investimenti di marketing.