Sono ancora poche le imprese tradizionali in Italia che cooperano con le startup digitali. Ma tra timori e speranze qualcosa si sta muovendo

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E’ stata recentemente presentata a Milano la Survey CIO 2014 a cura della Digital Business Innovation Academy del Politecnico di Milano.

In Italia permangono ancora numerosi ritardi: è diffuso un senso di rassegnazione o forse una vera e propria mancanza di visione relativamente all’importanza che l’innovazione digitale all’interno delle aziende può avere per l’aumento della produttività e del livello di benessere del sistema Paese.

Un dato che stupisce all’interno della ricerca è che manca quasi completamente una cooperazione tra le imprese più tradizionali e le startup tecnologiche, che invece potrebbero rappresentare un motore importante per dare il via al cambiamento e far partire definitivamente il processo di digitalizzazione del Paese.

Emerge infatti che solo l’8% delle imprese italiane oggetto della survey individua come prioritaria la possibilità di instaurare relazioni con le start-up hi-tech. Una pratica più diffusa tra le grandi aziende rispetto a quelle di medie e piccole dimensioni, ma che riguarda comunque una minoranza (12%) anche tra le grandi realtà.

Il settore più attento al mondo sturtup-tech  è quello del Finance, in cui il 24% delle aziende ha o avrà relazioni con nuove imprese innovative, seguito da Media-Telco (17%) e Utility&Energy (13%). Molto indietro invece l’industria, appena il 2%, mentre per la PA-Sanità nessuna azienda che fa parte del panel afferma di aver sviluppato relazioni con startup tecnologiche.

Sul tema delle startup digitali quindi ci sono un’auto ammissione e un’auto consapevolezza e conoscenza molto basse: queste organizzazioni non vengono percepite come importanti per la possibilità di innovare.

Tutto ciò probabilmente è dovuto alla portata in un certo senso distruttrice delle startup: “In questi anni – commenta Andrea Rangone, responsabile scientifico della Digital Business Innovation Academy del Politecnico di Milano – si sta diffondendo un nuovo tipo di innovazione, rapida, veloce, difficile da prevedere ex ante, che in un certo senso è distruttiva verso il vecchio. Le startup digitali sono fuori dalle solite cerchie e contribuiscono a cambiare il settore imponendo un vero e proprio cambio della sua natura, come se in un certo senso fossero dinamite pronta a far saltare il sistema”.

Ciò nonostante in Italia siamo ragionevolmente ottimisti. Il Politecnico ha creato un Osservatorio su questo tema che in effetti rileva una certa vivacità. Qualcosa sta quindi accadendo. Ed in effetti nel 2014 sono più che raddoppiate le startup innovative, che registrano un incremento del 120%. A mancare, a questo punto, sono solo gli investimenti delle aziende tradizionali, come dimostrato dalla Survey:

Quello che si deve capire – conclude Rangone – è che le startup sono rilevanti per le imprese mature perché consentono, tra le altre cose, di arricchire il sistema di offerta, di ampliare il business, di incrementare la R&S e migliorare la cultura interna”.