Cambierà la modalità di fare advertising e quello che si intenderà per “media”. Le opportunità però non mancheranno

Con il costante aumento nel numero e nella varietà dei dispositivi connessi, i brand hanno a disposizione un numero infinito di possibilità per comprendere, coinvolgere e raggiungere il pubblico connesso. L’Internet of Things, o ‘IoT’, è senz’altro uno dei termini attualmente più in voga nell’industria tech, ma è anche un fenomeno assolutamente reale che potrebbe scatenare a breve una ‘nuova rivoluzione industriale’.

Ma in un mondo nel quale entro il 2020 vedremo 30 miliardi di device connessi– ognuno con il proprio indirizzo IP – come faranno gli advertiser a ottenere risultati, capitalizzando su allocazione di tipo programmatic, big data e neutralità dei canali per favorire l’efficienza? E come armonizzeranno segmentazione, vendite e visibilità delle adv in un panorama multischermo e connesso?

L’IoT in termini reali

Quando si tratta di misurare l’impatto dell’Internet of Things, le cifre degli analisti sono significative. Secondo l’International Data Corporation, la base installata dell’IoT sarà di circa 212 miliardi di ‘oggetti’ connessi a livello globale entro la fine del 2020. Non bisogna pensare solo ai Google Glass o agli smartwatch, ma anche – e soprattutto – a tutto il resto, dai parabrezza delle auto fino ai frigoriferi che ordinano cibo in automatico quando le scorte scarseggiano. Gli investimenti attuali in questa direzione sono un chiaro segnale di quello che verrà – si pensi ai 3,2 miliardi di dollari versati da Google per acquisire l’azienda di domotica Nest Labs.

In parole povere, per Internet of Things si intende la connessione degli oggetti al cloud al fine di creare valore aggiunto per gli utenti e migliorare la loro esperienza di uso. Alla luce di questa definizione, il messaggio chiave per gli advertiser è il seguente: l’IoT potrebbe cambiare la definizione di advertising e di quello che identificheremo come ‘media’, dando vita a opportunità del tutto nuove di connettersi con i consumatori e contribuire nel concreto all’ottimizzazione della loro esperienza quotidiana.

Passeremo da un acquisto basato su canali – TV, Video on Demand, radio, cinema – a uno di tipo audio visual. In fin dei conti che importanza ha servire un adv su un particolare dispositivo – mobile, frigorifero o Google Glass – se comunque l’utente viene coinvolto, l’ambiente è adatto e le esigenze del brand sono tutte soddisfatte?

Un training pubblicitario

Assisteremo a uno sforzo comune da parte dell’intero ecosistema pubblicitario per collaborare e ricavare valore dai sofisticati gruppi di dati generati da un ambiente IoT. In un mondo in cui ogni superficie è uno schermo, ci saranno volumi consistenti di dati disponibili per l’analisi. La vera sfida sarà capire cosa farsene e come ricavare il massimo valore.

Avendo più dati a disposizione per la targetizzazione dell’audience e affidandosi all’efficienza del programmatic trading automatizzato, gli advertiser saranno in grado di prendere decisioni più ponderate per ottenere i migliori risultati possibili dalle campagne. Il programmatic continuerà a svolgere un ruolo fondamentale nel dare attuazione alle informazioni ricavate dai dati in un modo scalabile ed efficiente, impossibile manualmente. Sarà fondamentale dotarsi di una piattaforma capace di gestire l’elaborazione dei dati e l’allocazione intelligente delle impression delle adv a seconda della moltitudine di variabili influenzata da questo afflusso di nuovi dati.

Inoltre, l’ID unico multi-device aprirà la strada a una nuova tipologia innovativa di targetizzazione sequenziale cross-channel, non più basata sui cookie. L’IOT si aggiungerà ai set di dati esistenti per offrire un percorso consumer più completo e armonizzare la visibilità delle adv per incrementare le vendite. Per esempio un advertiser potrebbe sapere, nel rispetto della normativa in materia di privacy, quando stiamo per terminare il latte, e servirci su differenti canali una adv personalizzata basata sulla sua prossimità– mentre siamo fuori, tramite wearable o dispositivi mobile.

Questo è il Sacro Graal della comprensione e del coinvolgimento del pubblico, che consente di misurare il ROI, abbinando i messaggi pubblicitari che vediamo alle azioni che poi andiamo a compiere. L’Internet of Things, poi, offrirà un livello senza precedenti di informazioni basate sui dati, aprendo le porte a una targetizzazione migliore e più varia oltre a un modello di attribuzione più accurato.

Combinato alla forza del trading programmatico automatizzato, questo aprirà la strada a maggiori informazioni, accessibilità e volumi da dati che consentiranno agli advertiser di raggiungere la giusta audience con il messaggio e nel momento appropriati – con modalità impossibili in passato.

A cura di José Enrique Rodriguez, Regional Manager Southern Europe, Videology