L’Osservatorio del Politecnico di Milano ha fotografato una situazione negativa ma che lascia qualche speranza: bisogna estendere a sistema le iniziative dei singoli enti

L’Osservatorio Cloud per la Pubblica Amministrazione ha reso pubblici i dati sulla diffusione del cloud in Italia negli enti pubblici. L’istituto dalla School of Management del Politecnico di Milano ha infatti organizzato a Roma il convegno “Cloud * PA = competitività”, finalizzato a esplorare l’operato e le opportunità future delle amministrazioni nazionali.

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Lo stato della diffusione  di piattaforme cloud è migliorato rispetto a pochi anni fa, sebbene la tendenza che emerge fotografi più iniziative singole che un piano di sviluppo generale, proposto dalle istituzioni. Alla maturità di alcuni enti, infatti, non corrisponde un percorso strategico del Paese che porterebbe benefici economici e organizzativi: percorso che alcuni casi internazionali – come vedremo – confermano.

A partire dalla Digital Agenda Scoreboard, l’indicatore sviluppato dalla Commissione Europea che analizza il livello di digitalizzazione di un paese, sono stati analizzati i parametri più influenzati dal cloud, riclassificati poi in tre macro aree: impatto sui cittadini, impatto sulle imprese e digitalizzazione dei processi della PA. Emerge, globalmente, il ritardo italiano, aggravato dall’insufficiente spesa pubblica per sostenere grossi investimenti.

I Paesi virtuosi
Le nazioni più virtuose, invece, dimostrano come la diffusione del cloud sia facilitata dalla presenza di una strategia unica e possa a sua volta portare beneficio alle stesse istituzioni che l’hanno promossa.

Il Regno Unito, per esempio, con la Cloud Strategy di Ottobre 2011,  ha lanciato il programma G-Cloud. l’obiettivo è stato sostituire i servizi ICT customizzati con soluzioni low-cost, standard e intercambiabili ove possibile. L’Australia, invece, ha redatto nel 2011 il piano strategico “Cloud Computing Strategic Direction Paper” per l’adozione del cloud nelle agenzie federali del governo australiano, cui hanno fatto seguito altri piani strategici, che regolano le iniziative infrastrutturali e di sperimentazione delle piattaforme cloud da parte del governo australiano. La strategia di Singapore, ancora, vede il cloud come un mezzo invece che un obiettivo, per ridurre i costi della PA. Prevede anche l’attivazione di private cloud governativo a beneficio di tutti gli enti con requisiti di sicurezza e governance stringenti.

L’Italia
Il nostro Paese ha pubblicato a dicembre 2013 le linee guida per la razionalizzazione delle infrastrutture pubbliche, ma non ci sono stati ancora ulteriori sviluppi. “In un quadro che sembrerebbe in stallo, tuttavia” ha rilevato Alessandro Piva, responsabile della ricerca dell’Osservatorio Cloud “il censimento di 90 iniziative della PA mostra come gli enti italiani non siano rimasti a guardare”. Il 50% di essi ha progettato soluzioni per virtualizzare e automatizzare le risorse in ottica IaaS; il 43% degli intervistati ha ragionato sulla digitalizzazione  e sull’interoperabilità tra soluzioni diverse e sull’integrazione delle informazioni.
Il quadro che emerge delinea quindi una mentalità bottom-up e la nascita di collaborazioni verticali (ente principale-dipendenti) e orizzontali, che tuttavia hanno bisogno di una normativa centrale per promuovere e regolare gli investimenti pubblici.