Il lavoro flessibile necessita di infrastrutture veloci per evitare perdite di tempo e non abbassare la produttività. In Italia si perdono 7 giorni di lavoro per la lentezza dell’IT

smart working

Lo smart working non è più solo un’idea. La disponibilità di strumenti sofisticati e veloci è legata a doppio filo con la possibilità di poter lavorare in remoto, coniugando flessibilità e produttività. Un’indagine di Regus,condotta su 22.000 manager e professionisti ha messo in luce come connessioni veloci e affidabili siano un requisito fondamentale per una resa elevata.

Nel Regno Unito, per esempio, si stima che cinque giorni lavorativi all’anno si perdano per colpa della lentezza dell’IT, mentre in Italia le giornate salirebbero a 7. Negli Stati Uniti, invece, si arriva a due ore al giorno, tempo che potrebbe essere recuperato e reinvestito.

Allargando lo sguardo a tutta l’Europa, si nota che dal Nord al Mediterraneo cambia la sensibilità su questo tema. Molto forte nei paesi Baltici, con una media del 91%, la necessità di spazi flessibili è sentita dall’87% dei francesi, dall’86% di tedeschi e britannici; Italia e Olanda condividono l’83% delle preferenze mentre nei Balcani non si va oltre l’81%, La percentuale più bassa spetta alla Spagna: con l’80% contribuisce ad abbassare la media globale.

La rete di Regus conferma come le aziende possano trarre beneficio da un approccio più legato al come piuttosto che al dove lavorare. Società tra cui Google, Toshiba o GlaxoSmithKline usufruiscono dei suoi business centre, più di 2.000 distribuiti in 750 città di 104 Paesi.