Cresce l’offerta da parte delle imprese che vedono molto difficile il reclutamento. Il tempo di assunzione è di circa 4 mesi

Aumentano i posti disponibili ma mancano risorse competenti. È questo quanto emerso da un recente studio Adecco effettuato nel recruiting in ambito ICT: se da una parte i contratti di lavoro nel settore abbiano raggiunto quota 15.000 a fine 2013 e siano destinati a crescere nei prossimi anni, dall’altra aumentano per le imprese le difficoltà (22%) di reperire le giuste professionalità. Basti pensare che il tempo medio di reclutamento di un professionista digitale è di circa 4 mesi. In più la richiesta delle aziende di professionalità IT è superiore alla domanda (nei migliori Politecnici il rapporto tra neolaureati e offerte di lavoro raggiunge 1/20) e l’offerta formativa universitaria in molti casi non è adeguata per sostenere l’innovazione dell’industria e del mercato internazionale.

Quali i profili ricercati?

In controtendenza rispetto al crescente fenomeno della flessibilità, nel settore ICT i contratti a tempo indeterminato hanno pesato per il 53% delle assunzioni totali relative al 2013, seguiti dal 33% di contratti a tempo determinato e dal 13% degli apprendistati. I giovani sono la categoria maggiormente coinvolta dalle assunzioni: il 33,9% dei nuovi assunti ha tra i 25 e i 29 anni, mentre il 22,9% rientra nella fascia d’età compresa tra i 30 e i 44 anni.

Altro aspetto di novità è rappresentato dalla crescente richiesta di laureati rispetto ai candidati in solo possesso di un diploma. La ricerca di lavoratori con un titolo universitario di secondo livello o post laurea è passata dal 34% del 2013 al 39% del 2014, percentuale che sale al 57% se si considerano i lavoratori assunti con lauree di primo livello. Sono le materie tecniche a farla da padrone, in particolare i più ricercati nel settore sono i candidati con una laurea in Ingegneria (71%) seguiti dai laureati in Economia (16%) e da quelli in ambito scientifico/matematico e fisico (11%).  Ciò nonostante, il Ministero dell’Istruzione registra un calo degli iscritti nelle facoltà di informatica e ingegneria, a dimostrazione del fatto che nei prossimi anni ci troveremo sempre di più ad avere carenza di profili ICT rispetto alle richieste del settore.

“Il crescente allontanamento dei giovani nativi digitali dalle materie tecnico-scientifiche può essere ricondotto ad una serie di aspetti tra cui sicuramente la difficoltà di non vedere sbocchi e opportunità certe al termine di un percorso di studi che si percepisce piuttosto impegnativo. Ma prima di questo forse la disaffezione si lega ad un problema molto diffuso nella scuola italiana: la mancanza di laboratori ed attrezzature adeguate in grado di appassionare i giovani approcciando alla materia in maniera coinvolgente” – spiega Marco Guarna, Managing Director di Modis in Italia, società del Gruppo Adecco.

Non è un Paese per donne

Se si analizza il campione dei candidati oggi operativi sul mercato (fonte dati: campione di 190.000 candidati) emerge inoltre che la presenza femminile è ancora molto limitata. Infatti, soltanto il 18% degli occupati sono donne contro l’82% di uomini. Le donne sono maggiormente impiegate nei ruoli legati alla programmazione o al web design, meno nei ruoli di ambito tecnico/sistemistico.

Poco omogenea è infine la dislocazione territoriale: il 53% dei professionisti ICT si concentra nel Nord Italia, in particolare in Lombardia dove si trova la maggior parte delle aziende del settore; seguono il Centro Italia con il 24% e il Sud con il 23%.

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