Un’indagine realizzata da Kaspersky Lab evidenzia come le aziende siano sempre più attente a questo tipo di problematiche. Permangono tuttavia delle false credenze che ostacolano l’adozione di soluzioni di sicurezza appuratamente studiate per le infratrutture virtuali

Le imprese sono sempre più attente ai problemi di sicurezza legati alla virtualizzazione, anche se rimane ancora qualche dubbio sulla necessità di dotarsi di software specializzati per la protezione di questi ambienti specifici. A dirlo è l’ultimo sondaggio effettuato da Kaspersky Lab tra i professionisti It di tutto il mondo.

La survey IT Security Risk for Virtualization 2014 ha rilevato che il 64% dei responsabili It è d’accordo sul fatto che la sicurezza dovrebbe essere una delle prime considerazioni da fare quando si implementa un’infrastruttura virtuale. Tenuto conto che una quantità sempre maggiore di aziende si affida ad un’infrastruttura virtuale per gestire le criticità quotidiane, garantire una protezione adeguata diventa un fattore sempre più cruciale.

Guardando ai risultati del sondaggio emerge chiara la preoccupazione delle aziende rispetto al fatto che garantire la sicurezza delle infrastrutture virtuali significhi doverne sacrificare le prestazioni: il 39% degli interpellati è convinto che implementare un sistema di protezione per questi ambienti rallenti l’intera infrastruttura. Una diminuzione delle prestazioni è una delle maggiori preoccupazioni per le imprese, tanto è vero che il 55% è convinto che le prestazioni dei server virtualizzati sia fondamentale per il proprio business.

Alla base dei rallentamenti delle reti virtuali, però, potrebbero esserci due convinzioni errate ovvero che gli ambienti virtuali possano essere adeguatamente protetti da soluzioni di sicurezza convenzionali progettate per proteggere i sistemi fisici (46%) e che la soluzione anti-malware di cui già si dispone garantirebbe protezione e prestazioni migliori rispetto ad altre soluzioni specializzate (24%).

Questi due dati rilevano quindi la convinzione tanto diffusa quanto errata che un antivirus tradizionale, progettato per la sicurezza degli endpoint fisici, sia in grado di garantire una protezione adeguata anche alle reti virtuali.

Le percentuali dimostrano, inoltre, che i manager It non si rendono conto delle problematiche legate alle prestazioni virtuali causate dall’utilizzo delle soluzioni di sicurezza tradizionali. Sulla base di queste evidenze emerge chiaramente che, a questo punto, aumentare la consapevolezza dei manager It sul fatto che implementare una soluzione di sicurezza tradizionale su una macchina virtuale può causare forti rallentamenti potrebbe essere la chiave giusta per aumentare i livelli di sicurezza delle infrastrutture virtuali di tutto il mondo.

Kasperky Lab sostiene che non esiste una soluzione di sicurezza che vada bene per tutti gli ambienti virtuali. L’alternativa più auspicabile e che potrebbe meglio rispondere alle esigenze di ciascuna azienda sembra essere al momento quella di utilizzare un mix di stili di protezione, tra cui l’agent-based, light-agent e agent-less.