La problematica e le soluzioni

Internet Concept

[section_title title=Le competenze nel settore dell’ingegneria dell’informazione]

Il costo dell’incompetenza sul mercato

Il mercato ICT è caratterizzato da due fenomeni distorsivi con un forte impatto, sia in termini di costi complessivi per la pubblica Amministrazione, di seguito chiamata PA, sia in termini di qualità finale delle prestazioni con tutta una serie di ricadute negative sull’indotto e sul territorio.

Il primo è a incompetenza o quantomeno incongruenza in molte figure “decisionali” e/o CIO (Chief Information Officer alias Direttore dei Sistemi Informativi) a capo dei principali centri di spesa ICT nella PA fra ruolo ricoperto e background di titoli di studio acquisiti. Nel merito è stata fatta un’analisi a campione, grazie al collega Francesco Maria Rietti della commissione Informatica e Telecomunicazione, che ha rilevato stipendi medio alti a fronte, spesso, di curricula con lauree, quando esistenti, delle facoltà meno afferenti all’ICT.

Il secondo è la lunga catena di intermediazione che spesso deprime e soffoca le aziende finali che si trovano a dover erogare servizi di qualità, con prezzi spesso pari ad un quinto o ad un decimo di quelli pattuiti a monte e pagati dalla Amministrazione. Le prestazioni professionali ICT vengono acquisite a “peso” o con meccanismi di “man power” (letteralmente potenza uomo) spesso con agenzie di lavoro interinale o grandi aziende, che poi subappaltano ricorsivamente ad altre aziende con ricarichi significativi che possono prendere vie “non lineari” od estere. Praticamente con un minimo indotto sul territorio locale.

Si parla di Spending Review, di taglio dei costi, ma non si dice che il vero problema non è tanto quanto ma come si spende. Molte figure vengono pagate dalla pA 500/600 euro al giorno, ma successivamente la persona che viene allocata e messa a disposizione del cliente PA è spesso un soggetto a cui è stata chiesto di aprire una partita IVA, precario a circa 80-100 euro al giorno. Molti direttori dei sistemi informativi, che non hanno avuto affatto un percorso di studio congruente, si appoggiano a CONSIP per l’indizione e la gestione di gare ICT complesse, ma poi si trovano soli a dover gestire la fornitura che può raggiungere decine, se non centinaia di milioni di euro senza la dovuta competenza, etica e purtroppo talvolta con conflitti di interesse od aderenze forti con gli stessi fornitori, come si legge spesso dalle cronache dei giornali.

Vista la sempre più rilevante criticità dei sistemi digitali e dei dati, è importante che le misure di tutela siano a priori e sulla persona fisica e non a posteriori e sulla persona giuridica. Infatti, ad esempio, una volta che i dati si son dileguati ha ben poco senso rincorrerli.

Il ruolo dell’ingegnere dell’informazione (ICT)

Gli ingegneri sono un capitale umano prezioso e significativo, esperti nel saper fare e dunque critici in questo momento congiunturale. A maggior ragione, quelli esperti nei processi di digitalizzazione e gestione dell’informazione, viste le implicazioni in termini di produttività, pil, efficienza e contenimento dei costi. Attualmente solo a Roma e provincia ci sono alla data attuale 13.738 ingegneri abilitati, che possono esercitare nel settore digitale, ICT o dell’informazione di cui parte in modo esclusivo ed altri congiuntamente con altri settori dell’ingegneria.

I colleghi che operano con continuità come dipendenti o liberi professionisti sono stimati nella metà e dunque circa 6.000.
 Per risolvere le distorsioni del mercato è critico mettere nei posti chiave gli ingegneri dell’informazione, che garantiscono la competenza e l’etica attualmente mancante.

Il dpr 328/2001 art. 46 e la circolare 194/CNI a cui si rimanda per completezza, dice chiaramente che la materia è riservata. Pertanto le figure di responsabilità, i ruoli di CIO, nelle commissioni di gara (dl163/2006 art.84), devono esser riservati ad iscritti all’ordine degli Ingegneri nel terzo settore detto dell’informazione oppure abilitati che abbiano superato l’esame di stato (per i ruoli pubblici). Un vantaggio specifico dell’esser iscritto all’ordine è quello di essere sottoposti a procedure più agili e più spedite per dirimere eventuali contestazioni. La commissione specifiche e quella deontologica, svolgono un importante compito in tal senso.

In quanto professione intellettuale è vietata la tipologia contrattuale a progetto od occasionale (DL 276/2003 e s.m.) e pertanto si deve seguire l’organizzazione e la filiera tipica degli altri settori dell’ingegneria. L’attività può essere espletata in forma individuale od associata o con società di ingegneria o in forma dipendente, ma con l’abilitazione all’esercizio (nel settore pubblico). L’impedimento dell’intermediazione può apportare risparmi anche maggiori del 50% per alcune voci di spesa. Considerando che l’ordine di grandezza è quello di alcuni miliardi di euro l’anno (solo il contratto per il sistema informativo del Ministero delle politiche Agricole, criticato recentemente sulla stampa, è di 1.1 miliardi di euro), la tematica è particolarmente importante nell’ottica dell’attuale spending review, del contenimento della spesa pubblica e congiuntamente del potenziamento della sua efficacia. La piena valorizzazione del capitale umano degli ingegneri già presente all’interno delle organizzazioni medio grandi con giusti inquadramenti di ruolo, indennità e percorsi di carriera che li portino velocemente nelle posizioni di responsabilità, non può che apportare beneficio all’intero eco- sistema del mercato ICT.

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