Il 79% delle aziende che hanno registrato incidenti informatici ha avuto un impatto finanziario o sulla reputazione. Cellulari e social i canali preferiti dai cyber criminali

attacco informatico

Manca la conoscenza dei rischi che si corrono a livello informatico, soprattutto da parte delle aziende. È questo quanto emerso dall’evento svoltosi qualche giorno fa in provincia di Treviso e organizzato da Dell e beanTech.

«Lo spionaggio industriale è molto diffuso, anche tra le PMI italiane, e spesso si è vittima di attacchi senza nemmeno saperlo – argomenta Daniele Berini, sales specialist di beanTech -. Ci siamo imbattuti in un’azienda che perdeva sempre i bandi di gara, in quanto una concorrente faceva offerte più basse di pochi euro: abbiamo scoperto che erano riusciti a entrare nel sistema aziendale in modo da vedere l’offerta in anteprima e tarare la loro di conseguenza».

Oggi, soprattutto per le PMI, il rischio di essere oggetto di un attacco informatico è molto più di un’ipotesi: «Quasi tutte le aziende hanno molti “punti scoperti” che possono essere presi di mira dai cyber criminali: di solito tali aziende investono in soluzioni che, quasi sempre, sono slegate tra loro o che non riescono a tenere il passo delle nuove minacce – dice Cristiano Cafferata, team leader Dell Security Italia -. Facciamo l’esempio di una casa: è come avere l’allarme sulle porte, ma non sulle finestre: molte aziende, ad esempio, hanno un buon firewall, ma non sanno che, se anche l’email non è protetta, può far entrare dei sistemi che lo “aggirano”. Senza contare che, sia gli attacchi, sia le soluzioni, sono in costante mutamento.”

E i danni economici che ne derivano non sono da sottovalutare: solo l’anno scorso, secondo i dati di Dell, il 79% delle aziende che hanno registrato incidenti informatici ha avuto un impatto finanziario o sulla reputazione. Il 75% degli attacchi ha delle motivazioni economiche e non ha un target specifico; sono inoltre in aumento le minacce portate dai social network .

«Le vulnerabilità non risolte e la perdita di dati sono ancora argomenti caldi in tema di sicurezza ma ciò che rende la loro risoluzione ancora più difficoltosa è dato dalla diversità dei dispositivi su cui si fruiscono le informazioni – aggiunge Claudia Parodi, channel account manager di Dell SonicWall -. Gli smartphone sono uno dei fronti più esposti agli attacchi per diversi motivi: sono molto più diffusi dei computer ed è quindi normale che diventino dei bersagli; non sono stati creati con il concetto della sicurezza ed infine, in quanto spesso utilizzati attraverso il BYOD, sono esposti a notevoli rischi. Senza considerare che basta banalmente perdere il telefono per perdere i dati. Anche aziendali».

Le soluzioni esistono, basta affidarsi ad esperti: «Oggi ci sono gli MDM, Mobile Device management, software che nascono per il controllo e che permettono di dividere in due il disco dello smartphone, una parte per i dati aziendali e una per quelli personale. In questo modo l’azienda può cifrare la parte che la riguarda, anche quando vengono esportati su cloud o su Dropbox, può cancellare i dati in caso di furto/perdita o geolocalizzarli» conclude Cafferata.