Il 23% dei progetti Ict fallisce e il 31% delude il committente. Per questo il Cni ribadisce l’importanza di affidarsi a ingegneri iscritti all’albo

Angelo Valsecchi

Nessuno di noi penserebbe mai di realizzare una casa o un impianto industriale senza un adeguato progetto. Allo stesso modo, un progetto è ritenuto indispensabile anche quando si apportano delle modifiche, seppur parziali, a un’installazione esistente.
Al contrario, nell’ambito dell’Ict il progetto viene erroneamente considerato un “costo inutile”. E gli effetti di un simile atteggiamento sono devastanti. Al punto che Borland, una società di Micro Focus, intervistando 590 Cio e responsabili It in nove Paesi, ha rilevato che il 31% delle forniture Ict non si è dimostrato all’altezza, per servizio o durata, mentre il 23% di essi è addirittura fallito, mettendo a repentaglio il 31% dei posti di lavoro dei Cio.

Ci vuole un progetto

Proprio la capacità di progettare, nel rispetto delle linee guida internazionali e di una rigorosa etica professionale, caratterizza la figura degli ingegneri iscritti all’albo nazionale e chiamati a rispondere del proprio operato davanti ai consigli disciplinari dell’ordine stesso, che fanno riferimento al Ministero della Giustizia.
Una disciplina severa, della quale i delegati al settore dell’ingegneria dell’informazione degli ordini provinciali hanno discusso la scorsa settimana Roma. Un incontro durante il quale Angelo Valsecchi, consigliere del Cni – Consiglio Nazionale degli Ingegneri, ha ribadito che “il progetto deve essere al centro di qualunque acquisto della pubblica amministrazione. Perché solo partendo da un progetto possono essere fatte le scelte corrette e implementati i software adeguati alle effettive esigenze”.
Del resto già il Decreto Legge 163/06 precisa che, nell’ambito delle forniture pubbliche, la progettazione deve addirittura prevedere tre fasi progettuali distinte: preliminare, definitiva ed esecutiva. Un obbligo ribadito anche nei mesi scorsi e che ha portato alla pubblicazione del DM 143/13, noto come decreto “Parametri Bis”, nel quale, per la prima volta, viene considerata e valorizzata la figura dell’ingegnere dell’informazione. Una figura tecnica e professionale alla quale, tra l’altro, il DPR 328/2001 riserva una serie di attività specifiche: “la pianificazione, la progettazione, lo sviluppo, la direzione lavori, la stima, il collaudo e la gestione di impianti e sistemi elettronici, di automazione e generazione, trasmissione ed elaborazione delle informazioni”.
Anche il DM 37/08, come ha spiegato lo stesso Valsecchi riprendendo una recente circolare firmata dal Cni, ribadisce una simile prescrizione in riferimento agli impianti elettrici sottoposti a obbligo di progettazione. Infatti, quando sono collegati a impianti elettronici, “l’obbligo si estende anche a quest’ultimi e tale progetto deve essere redatto da un professionista iscritto all’albo degli ingegneri nel settore dell’ingegneria dell’informazione”.

Oltre la legge

Esigere il rispetto della Legge, come emerso nel corso del dibattito, rappresenta un obbligo per i committenti. Da parte sua l’Ordine degli Ingegneri, proprio nel rispetto della legislazione, ha risposto varando un piano di formazione continua e tassativa per tutti propri scritti, oltre all’obbligo di sottoscrivere specifiche polizze assicurative a tutela del committente.
Proprio tutela del committente, ma anche della collettività, ha sintetizzato Valsecchi, rimangono prioritarie nell’azione dell’Ordine degli Ingegneri: “Un dovere, per gli scritti, sempre più inderogabile, anche in considerazione del fatto che i sistemi informativi gestiscono oggi tutte le informazioni personali, comprese quelle maggiormente sensibili. Così come il mondo dell’ “immateriale” è sempre più pervasivo all’interno del mondo reale, al punto che i pericoli virtuali possono mettere a repentaglio la sicurezza fisica delle persone. E una simile responsabilità non può essere delegata a soggetti privi di competenze tecniche e deontologiche certificate”.