La start-up modenese ha deciso di non piegarsi a Google

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Google ha ormai svelato da tempo al pubblico i suoi Google Glass che permettono agli utenti di restare sempre connessi offrendo un’esperienza di navigazione tutta nuova. La società americana però non è l’unica ad aver realizzato una tecnologia simile. Si fa infatti riferimento a GlassUp una start-up modenese che a quanto pare è seriamente intenzionata a fare ricorso presso l’Ufficio Marchi e Brevetti dopo che il colosso di Mount View la ha accusata per aver prodotto un dispositivo troppo simile ai Google Glass.

Francesco Giartosio, CEO di GlassUp, ha così dichiarato:

Circa un anno fa, Google ha registrato il marchio Google Glass e anche il marchio “Glass” in quasi tutti i paesi. Non è stato possibile registrarlo nella categoria “abbigliamento e accessori”, perché occhiale è naturalmente una parola di uso comune, quindi non può essere detenuta da nessuno. Cosi hanno deciso di registrarla nella categoria “elettronica di consumo”, in quanto per quella categoria non risultava una parola comune; così come Apple è una parola comune nella categoria Frutta ma non nella categoria telefonini.  

Noi di GlassUp non siamo d’accordo con questa scelta in quanto il nostro prodotto è davvero un occhiale.  Se accettiamo questo concetto, chiunque si potrà impossessare anche della parola scarpa, – se ad esempio sta sviluppando delle scarpe intelligenti –  o guanto, o anche altro ancora.  Insomma, tutti i wearables sono elettronica ma sono anche abbigliamento.

Io ho registrato il marchio GlassUp a ottobre 2012 in Italia,  in previsione di fare poi l’estensione internazionale retroattiva come è di prassi.  Nella primavera di quest’anno sono stato contattato telefonicamente e via e mail da Google per essere informato che, se non avessi rinunciato al marchio GlassUp, avrebbero fatto opposizione all’ufficio marchi.  Inutile dire che, mentre io ero un po’ a terra, i miei ragazzi erano euforici del fatto di aver ricevuto una telefonata da Google. 

Insomma, ci abbiamo pensato e poi abbiamo deciso di non dargliela vinta, e loro hanno fatto opposizione.  E’ quindi una procedura amministrativa, non legale, semplicemente l’ufficio Marchi ascolterà le parti e deciderà chi ha ragione.  Il tutto prenderà molti mesi, dovrebbe concludersi a fine anno.

Tra le altre cose ho raccontato la vicenda a Steve Mann, un guru nel campo degli occhiali a realtà aumentata, uno che li indossa quotidianamente da trent’anni (da noi ha avuto recente notorietà perché è entrato in un McDonald’s francese con i suoi occhiali addosso, i commessi preoccupati che li stesse riprendendo gli hanno chiesto di toglierli, lui si è rifiutato e lo hanno menato).  Steve mi ha dato ragione.

Se in un qualsiasi dizionario si cerca la parola Glass, in genere come prima definizione troviamo il vetro, come seconda il bicchiere, e come terza l’occhiale, per questo ritengo che sia parola comune.  Vedremo cosa deciderà l’ufficio marchi.

Non ci resta quindi che attendere ulteriori sviluppi.