Nuovi emendamenti e una decisione del ministro Carrozza ostacolano l’avvento dell’agenda digitale

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Due importanti passi indietro sull’agenda digitale. La commissione congiunta alla Camera infatti ha approvato emendamenti che invece di liberalizzare il w-ifi rischiano di renderlo impossibile negli esercizi commerciali, mentre il ministro dell’Istruzione ha deciso di rimandare di un anno l’introduzione dei libri digitali nelle scuole.

Per quanto riguarda la notizia sul wi-fi il 18 luglio è stato emanato l’ultimo emendamento a firma tutta PD:

1. Quando non costituisce l’attività commerciale prevalente del gestore del servizio, l’offerta di accesso ad internet al pubblico tramite tecnologia WIFI non richiede la identificazione personale degli utilizzatori. Non trovano applicazione l’articolo 25 del decreto legislativo 1o agosto 2003, n. 259 e l’articolo 7 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155. Resta fermo l’obbligo del gestore di garantire la tracciabilità del collegamento attraverso l’assegnazione temporanea di un indirizzo IP e il mantenimento di un registro informatico dell’associazione temporanea di tale indirizzo IP al MAC address del terminale utilizzato per l’accesso alla rete internet.

2. Il trattamento dei dati personali necessari per garantire la tracciabilità del collegamento di cui al comma 1 è effettuato senza consenso dell’interessato, previa informativa resa con le modalità semplificate di cui all’articolo 13, comma 3, del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, e non comporta l’obbligo di notificazione del trattamento al Garante per la protezione dei dati personali.

La nuova disposizione sebbene da un lato permette l’installazione facilitata esentando gli esercizi dall’obbligo di registrazione, dall’altra però la tracciabilità dei dispositivi ha subito un peggioramento: siccome i MAC address sono facilmente mascherabili, si immagina l’associazione di un IP all’address tramite registro.

Se venisse confermato dall’aula, chiunque voglia dare wifi al pubblico dovrebbe installare e mantenere un server syslog, opportunamente sicurizzato (essendovi dati personali). Vedo anche un altro pericolo non da poco: essendo ovvio che l’IP address della rete interna sarà (praticamente sempre) una cosa tipo 192.168.0.1, o 192.168.1.1 che non fornisce alcuna informazione, che non fornisce alcuna informazione e tantomeno consente la “tracciabilità del collegamento”, quella frase ha senso solo se si pensa che ogni utente connesso riceva un IP address pubblico. Che, nel mondo, sono praticamente esauriti. Ma ve lo vedete il bar che per mettere il wifi deve mettere un syslog server e si fa routare un pool di indirizzi?” ha dichiarato Stefano Quintarelli nel suo blog.

Per cercare di risolvere questa situazione si pensa già ad un maxi-emendamento in Aula che tolga questa assurda combinazione tra un mac address e un Ip personale.

 

 

In frenata anche la digitalizzazione della scuola.

Il ministro Maria Chiara Carrozza ha infatti deciso di rimandare di un altro anno l’introduzione dei libri digitali negli istituiti scolastici dopo che già con l’ex-ministro Profumo era slittata all’autunno 2014. Ci sarebbe infatti un problema con gli editori che, preoccupati soltanto del costo del trasferimento tecnologico dal cartaceo al digitale rispetto alle adozioni dei libri di testo, non vogliono l’introduzione degli ebook. Queste le loro affermazioni:

L’accelerazione sui libri digitali non poggia su alcuna seria e documentata validazione di carattere pedagogico e culturale, così come non sono state valutate le possibili ricadute sulla salute di bambini e adolescenti esposti ad un uso massiccio di apparecchiature tecnologiche.”

Dopo la decisione presa dal ministro in rete è scoppiato il caos. Carrozza si è difesa affermando di non aver mai avuto l’intenzione di stoppare la digitalizzazione della scuola e nega di aver dichiarato quanto citato da Repubblica dove parla di “deporre le armi”. Quello che è certo è che tutte le statistiche e gli osservatori internazionali lamentano la lentezza della via digitale nelle scuole italiane. Non si può continuare a rimandare.