Pubblicati i risultati dell’ultimo sondaggio che fotografa l’andamento di domanda e offerta di lavoro nel nostro Paese attraverso la voce di oltre 48.000 candidati e 595 aziende

Sono le soft skills e le competenze digitali ad acquisire un ruolo sempre più centrale nei percorsi di formazione professionale tenuti in più alta considerazione dai datori di lavoro. E’ quanto emerge dall’ultimo sondaggio dell’Osservatorio InfoJobs, che fotografa come l’andamento delle dinamiche di domanda e offerta di lavoro siano sempre più guidate dal ruolo del digitale in un numero crescente di settori e di categorie professionali.

Lo sviluppo delle soft skills è riconosciuto sia dai candidati che dalle aziende come un aspetto di primaria importanza nel percorso di formazione e di aggiornamento delle proprie competenze professionali. Le competenze tecniche, per quanto rilevanti, rivestono un ruolo complementare rispetto a caratteristiche come la capacità di lavorare in gruppo e la proattività. Secondo il 67% dei candidati è infatti la voglia di imparare la caratteristica tenuta in più alta considerazione dalle aziende, seguita dalla capacità di lavorare in gruppo (66%), dalla flessibilità di ruolo e orari (50%) e, solo al quarto posto, da un bagaglio di competenze tecniche aggiornato (44%). A conferma di questo trend i dati relativi alle aziende, per le quali sono autonomia e proattività le caratteristiche più importanti (58%), seguite da capacità di lavorare in gruppo (56%), voglia di imparare (55%), flessibilità di ruolo e orari (43%) e competenze tecniche aggiornate (42%).

Un altro aspetto fondamentale nella formazione di candidati e dipendenti sono le competenze digitali, considerate sempre più cruciali per affrontare la trasformazione di un numero crescente di settori in ottica 2.0. Il 46% dei candidati ed il 57% delle aziende riconoscono infatti come il possesso di competenze aggiornate in ambito digitale sia fondamentale a prescindere dalle mansioni, dal grado di responsabilità o dal ruolo ricoperto in azienda. A questi si aggiungono il 35% dei candidati e il 25% di aziende secondo cui le competenze digitali sono importanti ad integrazione e supporto di altre competenze tecniche, mentre solo per il 4% dei dipendenti ed il 5% delle aziende l’acquisizione di competenze digitali non è un aspetto di primaria importanza.

A fronte della riconosciuta importanza delle competenze digitali, qual è il reale grado di preparazione dei candidati italiani? Dalla survey emerge un gap di percezione tra candidati e aziende, con il 46% dei candidati che giudica positivamente le proprie competenze digitali a fronte del 24% delle aziende che reputa adeguata la formazione di candidati e dipendenti su questo aspetto. Il dato acquisisce maggiore rilievo laddove per il 24% delle aziende le competenze in ambito digitale sono adeguate per quanto riguarda le nuove generazioni mentre sussiste un gap da colmare per le persone meno giovani.

A fronte della crescente importanza attribuita all’acquisizione di soft skills e competenze digitali, quali sono i percorsi di formazione considerati più qualificanti e affidabili dalle aziende? Dalla survey emerge come sia principalmente attraverso l’esperienza “on the job” che si acquisiscono le competenze necessarie ad affermarsi nel mondo del lavoro. Questo orientamento è confermato dal 65% dei candidati e dal 46% delle aziende, secondo cui è proprio l’esperienza maturata quotidianamente sul luogo di lavoro il percorso tenuto in più alta considerazione in fase di valutazione delle risorse da inserire nel proprio organico. La formazione universitaria riveste in quest’ottica un ruolo del tutto secondario, con solo il 3% dei candidati e il 7% delle aziende che la indicano come prioritaria. Più efficaci, per i candidati, la formazione in azienda (19%) e i corsi di formazione erogati da enti esterni (13%), mentre per le aziende costituisce un requisito fondamentale la capacità di costruire un percorso di crescita coerente, a prescindere dal tipo di studi o dal tipo di esperienza maturata (41%). Meno considerate invece le esperienze all’estero, indicate solo dal 6% del campione come elemento differenziante.

Se la formazione aziendale è considerata efficace, quali sono le reali risorse investite dalle aziende nella crescita e nello sviluppo dei propri dipendenti? Dalla survey emerge come ci siano ancora ampi margini di miglioramento nel campo della formazione in azienda, con ben il 49% dei dipendenti che considera la formazione un aspetto sottovalutato dalle aziende, a cui si aggiunge il 20% del campione che lo reputa sufficiente per le competenze tecniche ma carente per quanto riguarda le soft skills. Lato aziende, la formazione erogata è considerata insufficiente dal 14% dei rispondenti a cui si aggiunge il 22% che valuta la formazione inadeguata per quanto riguarda le soft skills. Per il 32% del campione la formazione è invece sufficiente ma con margini di miglioramento.

“Se da un lato la diffusione del digitale richiede una crescente formazione per i candidati alla ricerca di un nuovo lavoro, anche il mondo del recruiting sta vivendo una fase di trasformazione in cui la capacità di integrare strumenti digital e mobile all’interno dei processi di selezione diventa un elemento fondamentale per garantire un’efficacia ottimale del matching tra domanda e offerta di lavoro. L’evoluzione in senso digitale del recruiting, che come InfoJobs contribuiamo a realizzare, è sempre più il vero abilitatore dell’incontro tra i candidati alla ricerca di una nuova occupazione e le posizioni offerte dalle aziende” ha commentato Giuseppe Bruno, General Manager di InfoJobs. “L’88% dei candidati e il 77% delle aziende utilizzano i portali online in fase di ricerca o selezione delle risorse da inserire in organico, a cui si affiancano il 62% dei candidati che utilizza siti mobile e app dedicate per la ricerca di lavoro – di cui viene apprezzata la fruizione rapida ed efficace in ogni momento della giornata – e il 61% delle aziende per cui la diffusione del mobile nel recruitment garantisce maggiore visibilità, a fronte di un’ottimizzazione di tempi e risorse” ha concluso Bruno.

Infine, analizzando le ambizioni dei candidati, emerge come non sia la grande multinazionale e nemmeno l’azienda italiana che ha sfondato all’estero la dimensione professionale ideale per gli italiani alla ricerca di un lavoro, bensì una realtà solida a misura d’uomo come quello della piccola-media impresa, luogo di lavoro capace di unire alla solidità delle performance economiche una dimensione a misura di lavoratore che piace al 41% dei candidati. Ancora maggiore (48%) la percentuale dei datori di lavoro che concordano essere questo l’aspetto fondamentale ricercato dai candidati nel nuovo impiego. Rinforza lo schieramento, un altro 13% dei candidati che ritiene le condizioni economiche prioritarie, anche a fronte di un contratto a termine. Dato che viene confermato anche dal punto di vista delle aziende.